È il 1925 quando Konstantin Melnikov firma il padiglione sovietico all’Exposition des Arts Décoratifs di Parigi. In città si parla solo di “jazz, calcio e Melnikov”. Un successo, insomma. E così, tornato nel suo paese, il poeta del Costruttivismo ottiene il permesso per costruire la sua casa nel pieno centro di Mosca. Dovrebbe essere un esperimento, il prototipo per una casa operaia. Finita di costruire nel 1929, sarà uno dei pochissimi edifici privati dell’era stalinista. I favori dell’Impero Sovietico non durano a lungo. Nel 1937, il governo mette fine alla carriera di Melnikov accusandolo di formalismo. Lui ha quarantasette anni. Vivrà il resto della sua lunga vita senza lavoro, o quasi, ma dentro la casa dei suoi sogni. Sulla facciata, un’orgogliosa scritta a caratteri cubitali: “Konstantin Melnikov Architetto”. Casa Melnikov è la perfetta simbiosi di una semplicità quasi contadina con una radicalità formale estrema e rappresenta una delle opere architettoniche più impressionanti e enigmatiche del XX secolo.

FRITZ BARTH (1958) ha studiato architettura a Stoccarda e Zurigo. Ha uno studio di architetto a Fellbach e insegna alla Technische Universität di Darmstadt. È autore di numerosi volumi, fra cui uno studio sull’iconografia dei giardini italiani del XVI secolo (Die Villa Lante in Bagnaia, 2001), una monografia sull’architetto barocco Johann Blasius Santini-Aichel (Santini, 2004) e uno studio sulle fortificazioni di Francesco di Giorgio Martini (Zeichen des Wehrhaften, 2011).