Già nel secolo XII a Oxford la teologia cominciava a svilupparsi e si alimentava con un rapporto stabile con le scuole parigine. Dopo la fondazione dell’università (1214) e con l’apparire della singolare figura di Roberto Grossatesta (m. 1253) questa situazione di scarsa originalità venne sovvertita. Il Grossatesta era di vasta cultura; conosceva non solo il latino, ma anche il greco, con la possibilità quindi di leggere di prima mano Nuovo Testamento, versione dei Settanta, padri greci, Pseudo Dionigi, filosofia aristotelica, enciclopedismo bizantino. Ne derivava una teologia intesa agostinianamente come sapientia, ossia come la Parola stessa rivelata, con lo studio messo in atto per accoglierla in tutto il suo valore. Ma il suo programma teologico, concepito analogamente ai Padri come commento biblico, pur se arricchito di riferimenti alla scienza e alla filosofia araba, non riuscì a generare eredi. Sfuggì in tal modo a Oxford la possibilità di coltivare un’identità teologica diversa da quella parigina. L’A. (1943) è decano presso la Facoltà di filosofia del Saint Patrick’s College, Maynooth (Eire).