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  La morte e il cavaliere del re  
     
     
Autore/i: Soyinka Wole  - Titoli dello stesso autore

LA MORTE E IL CAVALIERE DEL RE, CAPOLAVORO SONTUOSO E VIBRANTE DEL PREMIO NOBEL WOLE SOYINKA SULLA CULTURA YORUBA, DIVENTA UN FILM PER NETFLIX

Tradotto da: Graziella Bellini

Prezzo: Euro 12,00

Argomento: Letterature e Poesia / Literature - Poetry

Commento:

Per ritrovare un’intensità paragonabile a quella del teatro di Wole Soyinka il lettore e lo spettatore occidentali devono fare un viaggio a ritroso nel tempo, dimenticare il teatro borghese e il suo estenuante rovello psicologico, la retorica del silenzio e la desolazione dei dialoghi interpersonali che si spengono su una pedana svuotata di ogni memoria sacrale, rituale, di ogni reperto della polis, dove si mettevano in scena miti socialmente condivisi, o del mondo elisabettiano, che sapeva, attraverso i suoi Faustus, rappresentarsi e interrogarsi nel culmine del suo sogno generoso e insieme luciferino di onnipotenza e ubiquità.
Nel teatro di Soyinka non c’e’ dialogo interpersonale, psicologico, ma dialogo tra l’uomo e le forze che incarnano o adombrano il destino. La potenza vitale di questo teatro deriva non solo dalla straordinaria intensità della situazione estrema in quanto elementare (quando nel teatro borghese l’estremo è al massimo conseguito attraverso le imbarazzanti rotte del sublime), ma per quella esplosiva, molecolare vitalità della lingua che vanifica (come nei greci e negli elisabettiani) la contrapposizione tra teatro di parola e d’azione, se il teatro è parola, ma non si dà teatro quando la parola non sia azione. Ancora una volta si guardi come modello supremo a quella transività continua che Pound ammirava nella lingua dell’irragiungibile Shakespeare.
È indispensabile considerare il patrimonio culturale alle spalle di Soyinka, il teatro africano, sociale e religioso come fu sempre il grande teatro d’occidente, ma senza con questo dimenticare che egli, da grande scrittore, traduce la realtà africana e yoruba della sua tradizione orale in una forma declinabile sul palcoscenico occidentale. Sempre che si guardi, come modelli supremi, all’occidente della Tempesta e del Dottor Faustus e non a quello di Cechov o Pirandello. Prescindere da tale tradizione è impossibile, a patto che si consideri che se Soyinka scrive è per fondare una tradizione scritta, proprio come fecero gli elisabettiani con i miti germanici o le novelle popolari italiane.
Forse questa sorgiva prossimità al mito, e l’alta responsabilità che si assume chi intende fondarne una tradizione letteraria, determinano la potenza elementare del risultato, esemplare in questo caso nella situazione estrema del cavaliere che, di fronte alla morte, ricorda a se stesso e al palcoscenico, a noi, gli indissolubili legami con cui la vita cosmica operi nonostante la morte: 'Noi non possiamo vedere il grande ventre quieto della terra/ Nessun uomo scorge il ventre di sua madre/ Tuttavia chi nega che esso esista?Avvolta/ All’ombelico del mondo è quella/ Corda senza fine che ci lega tutti/ Alla grande origine. Se perdo la strada,/ Il cordone strisciante mi condurrà alle radici.'
Roberto Mussapi


Anno di pubblicazione: Maggio 1979

Ristampa / N.ediz.: Novembre 2020

Pagine: 120

Collana: CALABUIG

Sottocollana: Sezione Africana

Disponibilità: Disponibile

ISBN (a 13 cifre): 978-88-16-53034-8