Nell’Africa degli ultimi cinque secoli si possono individuare, schematizzando, tre forme di schiavitù: quella della tratta araba o orientale, la cosiddetta schiavitù domestica e quella della tratta atlantica o occidentale. La tratta araba e la schiavitù domestica hanno avuto un rapporto significativo con quella atlantica che ha contribuito a far degenerare tale situazione. A questi dati occorre aggiungere l’esistenza dei lavori forzati che sono continuati fino agli anni venti del XX secolo. Ma lavoro forzato, tratta araba, schiavitù domestica sono prive della valenza dinamica della tratta atlantica, valenza unica e irripetuta nel corso della storia moderna. Essa, oggetto principale del v., ebbe inizio già nella prima metà del XVI secolo ed era apparsa agli europei come il mezzo principale per lo sfruttamento delle potenzialità agricole e minerarie delle appena scoperte Americhe. L’ipotesi dell’a. è che la tratta atlantica abbia dato un formidabile impulso al processo di trasformazione industriale e sociale del Vecchio Mondo. La mano d’opera africana infatti fornì l’innesco di quel sistema mercantile complesso schematizzato nel Triangolo atlantico, quasi un sortilegio che cambiò la storia e gli equilibri politici del Pianeta. La tratta atlantica è stato uno sterminio delle popolazioni africane, ne ha segnato in modo irreversibile la storia, producendo milioni di vittime, cancellando interi popoli, lasciando conseguenze irreparabili nel Continente africano. Il v. si occupa dapprima (capitoli primo e secondo) della domanda e dell’offerta che caratterizzarono il commercio degli schiavi attraverso l’Atlantico. Quindi affronta il 'triangolo magico' (cap. terzo), 'abolizione e rivoluzione' (cap.quarto), 'movimento abolizionista' (cap.quinto) e 'Fu un genocidio!' (cap. sesto ). Il v. fa parte di una nuova serie Jaca Book intitolata 'Saggi sul Capitalismo'.