«Nei Santi diventa ovvio: chi va verso Dio non si allontana dagli uomini, ma si rende invece ad essi veramente vicino». È con questo giudizio che papa Benedetto XVI ha voluto concludere la sua prima lettera enciclica Deus Caritas est.
In questo nono libro dei Ritratti di santi, l’autore offre una bella esemplificazione di questo «duplice movimento» dell’amore.
Due prìncipi (Elisabetta d’Ungheria, Vladimir Ghika), un soldato (Lorenzo della Risurrezione), un professore universitario (Federico Ozanam), un’educatrice (Elisabetta Anna Seton), una suora della carità (Caterina Labouré), una fanciulla (Laura Vicuña), due protagonisti della vita sociale e politica (Dorothy Day e Giorgio La Pira) rappresentano un campionario storico molto variegato, ma tutti hanno assecondato lo stesso duplice «movimento»: quello dell’amore di Cristo che li affascinava e li attraeva (un vero innamoramento) e quello dell’amore del prossimo al quale si sentivano interiormente destinati.
Diversi erano i poveri -incontrati nella spianata di un castello medievale, o nelle carceri di regime, o alle porte di un convento, o in un corteo di operai in sciopero, o in una città distrutta dalla guerra, o tra i diseredati delle periferie, o nella propria stessa casa insidiata dalla violenza -, ma identica fu la passione (come quella di Cristo, che fu un intreccio di operosa attività e di patimento salvifico e di indicibile trasporto d’amore) vissuta dai santi.