Commento: |
Una scoperta per chi si interessa di letteratura e di critica letteraria. Per il lettore di spiritualità e teologia un volto meno noto di Rahner e la conferma del nesso profondo tra letteratura e creazione teologica messo in luce dagli "Stili laicali" di von Balthasar. Il grande teologo Karl Rahner (1904-1984) ha scritto alcuni saggi nei quali sviluppa una attenta riflessione sul linguaggio della poesia. Essi compongono - forse senza una precisa intenzione - un discorso estetico ampio e coinvolgente. La capacità e l’esercizio di ascolto della parola poetica è anche un presupposto per ascoltare la parola di Dio, «alla quale l’uomo si abbandona in umile prontezza, affinché essa gli apra l’udito dello spirito e gli penetri nel cuore». In effetti, Rahner, interrogandosi su come sia possibile per l’uomo d’oggi trovare accesso alla fede cristiana, scopre che una poesia di Baudelaire o un romanzo di Graham Greene possono suscitare nel lettore una personale esperienza religiosa. Tra teologia e arte della parola Rahner, infatti, scopre un’affinità intrinseca. L’essere umano è stato creato e salvato dal Verbo fatto carne, e la letteratura, per il solo fatto di esprimere la realtà umana, dice dunque il mistero di Cristo e l’esperienza che l’uomo ne fa, perfino quando la ignora o la rifiuta. Rifuggendo dalla logica vana e incongrua, che vede in ogni approccio teologico alla letteratura non propriamente di ispirazione religiosa un tentativo di «riabilitare» o «battezzare» autori «miscredenti», l’autore espone il pensiero del teologo tedesco intrecciandolo in maniera esplicativa alle intuizioni di scrittori, anche tra loro lontanissimi tranne che per il loro genio, quali Marcel Proust e Flannery O’Connor. |