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Testi di E.Aghatise, E.Azaola, O.Bamgbose, S.Chejter, S.Chiaretti, E.Dialma, A.Dialmy, A.Javate de Dios, S.Mam, R.Poulin, T.Quintanilla Zapata, B.Sorensen |
Commento: |
Forse bisogna iniziare a non parlare di prostituzione e di prostitute, ma dare al fenomeno mondiale che abbiamo davanti agli occhi il suo unico nome: la tratta. Noi forse consideriamo la tratta degli Africani un evento del passato, una barbarie dell’inizio del mondo moderno. Una barbarie lo è stata e ha costituito il maggior traffico di schiavi unitamente a forme di sterminio. Oggi siamo di fronte a un evento analogo, anche se alcuni schematismi economici ci direbbero che la tratta dall’Africa era per «produrre» e che l’attuale tratta planetaria di donne e bambini è per «consumare». Sarebbe come dire che la prima fu per arricchirsi e questa è per i ricchi, ma anche questo atroce «distinguo» non è vero, perché questi nuovi schiavi servono al PIL di molti Paesi e sono ormai un traffico mondiale sotto gli occhi di tutte le nazioni e delle potenze economiche che regolano il mercato. Si tratta di una vera «ricchezza» internazionale, una «ricchezza vergognosa», una «ricchezza criminale», una «tratta». Ma una ricchezza che non viene messa in discussione dagli organismi preposti al libero mercato, mentre è un flagello che penetra i più sperduti posti della Terra, scardina le comunità, deporta le persone. Questa mondiale mercificazione delle persone ogni italiano la vede non solo andando in Asia o in America Latina per commerci di piacere, ma la vede in Italia, se non altro dal finestrino dell’autobus o dell’auto, anche se non cerca personalmente i servizi coatti di schiave africane o dell’Europa dell’Est. Il volume affronta i flussi mondiali della nuova tratta e fa un quadro di quanto avviene in Italia, con autori esperti e impegnati a livello internazionale. Le vittime, le persone in schiavitù, vanno liberate. Il dibattito politico su questo tema non può che partire da una constatazione: il termine prostituzione non è adeguato, siamo di fronte a una mondiale tratta di schiavi. Ogni decisione deve partire da questo e non mascherarsi dietro una edulcorata letteratura sul libero commercio dell’amore o ancor peggio su problemi di sicurezza e buon costume che portano solo alla costituzione di ghetti, dove relegare e legalizzare la tratta. A tema non resta che la schiavitù e la tratta e gli schiavi vanno liberati perché gli unici non colpevoli, anzi vittime da risarcire, se mai risarcimento esista per un crimine così efferato. |