Commento: |
Non si finisce mai di studiare Bernardo di Clairvaux e, con lui, la mirabile costellazione dei “dottori” sorti da Cîteaux. Con il loro «amore delle lettere» e «desiderio di Dio», essi hanno lasciato un patrimonio inesauribile di contemplazione, di esperienza e di “arte” del mistero cristiano. Ne è segno anche questo volumetto, dal titolo suggestivo: Bernardo di Clairvaux. Epifania di Dio e parabola dell’uomo. Raccoglie gli atti di un Convegno promosso dall’abbazia di Santa Croce in Gerusalemme (Roma), un convegno breve, ma fortemente significativo. Esso, infatti, preparava la creazione del «Centro di Studi Cisterciensi» presso la stessa abbazia e l’apertura di una «Cattedra di Teologia e Spiritualità Cisterciensi», a cura dello stesso Centro e con sede alla Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino (Angelicum) di Roma. I temi trattati sono pochi, ma toccano in profondità la materia cisterciense. A cominciare dalle origini e dall’originalità di Cîteaux, illuminate dal saggio di Claudio Stercal, che trova le radici del «nuovo monastero» nella persuasione che la carità cristiana ed essa sola «è capace di dare compimento, nella “salda unione nello spirito” e nel reciproco amore tra Dio e l’uomo, al senso di un’intera esistenza». Un’esistenza – e lo prova l’ampio studio di Inos Biffi – che assume la sua forma e la sua misura da Cristo – «Epifania di Dio e parabola dell’uomo» –, che ha unificato tutta la vita di Bernardo, il quale dichiarava: «Questa è la mia più sublime e la mia interiore filosofia: sapere Gesù». Un «sapere Gesù», d’altronde, che non esclude – e lo mostra Costante Marabelli – una penetrante capacità di riflessione intellettuale: certo, Bernardo di Clairvaux abitualmente non ama indugiare, pur essendone capace, sul pensiero astratto, proprio della “scuola”, ma applicare la sua “considerazione” al mondo concreto, esplorando, con rara penetrazione, la fenomenologia dell’anima, ed esprimendola con il multiforme linguaggio dell’esperienza. Ma l’interesse per san Bernardo oltrepassa i confini del mondo cattolico: dall’intervento del pastore luterano Hans-Michael Uhl appare che la Chiesa evangelica è convinta che «la sua galleria degli antenati non comincia con Lutero» e «non può dimenticare il pio Abate di Chiaravalle», del quale Laura Dal Prà presenta e commenta con finezza e competenza la vasta iconografia. Così, in brevi ma dense pagine, riceve nuova e avvincente illustrazione colui che di Cîteaux ha rappresentato la riuscita più celebre e più felice, san Bernardo, che proietta la sua luce su tutta la teologia e la spiritualità cisterciensi. |