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Racconto di un pellegrino laico Stressato dalla convulsa vita in città e dalle angustie professionali, un avvocato coglie l’occasione di un viaggio fuori dalle rotte comuni per una boccata d’ossigeno a Santiago de Compostela: ha solo voglia di «staccare» dalla routine e vivere una parentesi, seppur breve, divenendo «altro» da quello che è. Con baldanza giovanile a dispetto dell’età, mette piede sul Camino e dà inizio alla sua avventura. Confonde il suo passo con i milioni di passi che nel corso dei secoli hanno battuto lo stesso sentiero, esaltandosi nella «riscoperta del Medioevo». Nel collegamento ideale col passato, il viaggio comincia a diventare qualcosa d’altro dallo sforzo atletico, in simbiosi con l’ambiente naturale integro. Nascono panorami nuovi nel rapporto con quanti, fianco a fianco, vengono a marciare da ogni parte del mondo. Buen camino è il saluto che si scambia ad ogni incontro. Ci si incammina in gruppi o da soli, tutti nella stessa direzione. Il saluto diventa una sorta di viatico allegorico per la traversata nella vita. Via via si scopre intruso in un mondo che non gli appartiene; e questo sentimento si schiarisce quando entra nelle chiese lungo il percorso e le visita timidamente, come dovesse superare un immaginario ponte levatoio. Ne nasce una lacerazione intima per l’impossibilità di far parte a pieno titolo della stessa famiglia; e, ripensando al passato, raggiunge i luoghi dell’infanzia con i rudimenti della formazione religiosa: il conflitto permanente tra «fede» e «ragione» si rafforza e l’irrequieto marciatore resta faticosamente in bilico in tale contraddizione, vissuta con un duro scavo interiore anche quando è immerso nella più allegra compagnia. I panorami dello spirito vengono alla ribalta e pongono la domanda delle domande: il senso della vita, che, secondo ragione, non dovrebbe avere senso. Il Camino diventa una sorta di resoconto esistenziale. La risposta tarda a venire ma non perde vigore, ed è addirittura drammatica, l’ultima sera del viaggio, quando il popolo dei camminanti si dà appuntamento sul promontorio di Finis Terrae, dinanzi all’oracolo del Sole morente. Tutto scorre, panta rei, è il responso. E la riscoperta di se stessi, dei propri limiti e della forza dei valori dell’Uomo nel «Creato» diventano ossigeno per il ritorno alla vita «normale». La prosecuzione dell’altro cammino sarà avvalorata da una ricerca continua, nella consapevolezza di essere molecole del divenire umano, portatrici di valori inalienabili. Verso dove? |