UN’OPERA PRECORRITRICE NEL COGLIERE IL RAPPORTO PROFONDO TRA ESPERIENZA ESTETICA E RELIGIOSA NELLA PREISTORIA E NELLE GRANDI RELIGIONI

Dalla preistoria l’uomo crea simboli, i simboli sono legati a miti e riti. L’espressione artistica raffi gura i simboli o li mima con la danza, canta i miti, costruisce i luoghi del rito. Julien Ries ci racconta la preistoria dal paleolitico al neolitico. Jean Varenne ci introduce all’Induismo dove accade un paradosso. Il luogo del rito è un semplice spazio in cui il padrone di casa o una fi gura autorevole per la comunità celebra un sacrificio. Bastano un quadrato di terra e sterpi da bruciare. Eppure la fede popolare e gli uomini di potere hanno costruito complessi templari monumentali ricchissimi di sculture e raffigurazioni. Nel Buddhismo, spiega Delahoutre, ci si concentra sull’immagine del Buddha e la sua estetica. Dal Buddha promana la luce che muove non solo la devozione, ma anche una profonda esperienza di ammirazione. Nelle prime absidi cristiane e bizantine Lafontaine- Dosogne vede la sintesi del credo cristiano e l’espressione di una alta qualità estetica che trasforma un insegnamento in visione ammirata. L’icona, a cui ci introduce Olivier Clément, è infi ne una sintesi altissima tra esperienza di bellezza ed esperienza religiosa. Chi dipinge un’icona compie un’esperienza mistica perché il soggetto rappresentato gli trasmette una forza particolare.