Due voci diverse e lontane fra loro interrogano il tempo. Per iniziativa della sede italiana di The Foundation for lmproving Understanding of the Arts queste due voci sono state messe a confronto nel presente libro, un "incontro involontario". Le due voci sono, sorprendentemente, quella di Joseoh Ratzinger cardinale all’epoca della stesura del volume, 1998 - e quella del pittore americano William Congdon. Due strade in apparenza prive di particolari punti di contatto. Ma è la loro domanda sul tempo a farle incrociare, una domanda che in Ratzinger diviene meditazione, in Congdon soprattutto immagine. E così questo libro unisce gli scritti di Ratzinger sulla Settimana Santa e i quadri di Congdon che evocano la grande lotta dell'uomo in cerca di un tempo significativo, di una storia trasfigurata. E non può essere un caso che, a proposito del Sabato santo, Ratzinger ne parli come " ... di quel singolare intreccio di oscurità e luce, di dolore e speranza, di nascondimento e presenza di Dio", perché tale intreccio paradossale "... appartiene all'esistenza cristiana", ed è il tessuto di ogni esistenza, un "grande silenzio" - dice Ratzinger citando Epifanio -, ma un silenzio nel quale si opera una grandiosa "trasformazione". Ed è sotto questo segno radicalmente trasformativo che l'uomo può accettare il suo tempo affaticato come ricchezza operosa, perché nel buio " ... la luce sta in attesa... “, innescando nell’uomo l'impulso a cercarla e a inseguirla. Scrive Congdon: "Dipingo su nero perché il dipingere non è rappresentare una luce che c'è e basta, ma piuttosto partecipare delle luce che sta divenendo dal buio - e tu la segui fino al punto o qualità di luce che è quella che ti ha afferrato... ". E ancora: "Ogni quadro era la replica di una lotta tra vita e morte nell'arena di me stesso". "Chi ha 'occhio' veda".