Nei decenni tra le due guerre si sviluppò in Germania un vivace dibattito a proposito della fede in Gesù Cristo. Alcuni famosi teologi denunciarono che per secoli i fedeli, pur continuando a ripetere una professione di fede corretta, nella loro pietà, avevano finito per credere solo alla natura divina di Gesù. La circostanza è ricordata dal cardinale Ratzinger per denunciare ora il pericolo contrario. Alle diverse immagini di Cristo elaborate dalla teologia ed accolte dalla devozione dei fedeli, soggiace oggi, secondo il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, la convinzione che Gesù Cristo è comunque un uomo. La presente opera vuole, allora, sottolineare la divinità di Gesù. Secondo l’argomentazione classica già elaborata da Atanasio contro gli ariani, egli è Dio, perché altrimenti non avrebbe potuto salvarci e la nostra fede, che pure vuole riconoscere l’eccezionalità della sua parola e delle sue azioni, sarebbe vana. Dalla riflessione dogmatica Ratzinger si sposta poi al piano liturgico. Qui propriamente si è sviluppata e si mantiene la fede in Gesù Cristo Signore e Figlio di Dio. La celebrazione eucaristica, il giorno del Signore, il significato della stessa liturgia cristiana si spiegano a partire dalla fede nella divinità di Gesù. Egli è la seconda persona della Trinità, colui che è venuto a salvarci e che in ogni celebrazione liturgica ci offre la possibilità di inserirsi nel piano di salvezza di Dio. L’azione dei ministri e la partecipazione dei fedeli non può non partire da questo riconoscimento fondamentale, dalla consapevolezza che ogni liturgia acquista pienezza e significato in quanto partecipazione alla liturgia celeste, al sacrificio rinnovato del Figlio accolto dal Padre nell’amore dello Spirito. Ratzinger è un teologo di razza. Egli non si perde nelle schermaglie periferiche, ma va al nodo dei problemi. Qui interviene su uno dei punti più delicati della fede cristiana e lascia un segno con un libro decisivo per il pensiero e la fede cristiana.